Polvere

POLVERE

(2016-2020)
Polvere è un progetto fotografico che documenta un viaggio sentimentale all’interno dei Cimiteri Monumentali d’Italia visti come contenitori di Bellezza, Arte e Memoria. Il racconto fotografico vuole essere un elogio alla bellezza di questi luoghi senza ovviamente nulla togliere alla sfera spirituale e intima che li connota. L’intento degli scatti fotografici è quello di mettere in risalto soprattutto quello strato di polvere che avvolge e dipinge i monumenti a seconda della luce nei vari momenti del giorno. Rimpianto, malinconia, ma anche sollievo e gioia per un’inaspettata bellezza sono i sentimenti che spesso ho provato, quando mi soffermavo davanti alle tombe e le sceglievo per le mie immagini.
Luce e polvere hanno fatto da tema conduttore nel viaggio fotografico che si è svolto per tappe nel corso di quattro anni, privilegiando i cimiteri monumentali nati tra il XVIII e il XIX secolo in cui l’integrazione fra spazio architettonico e scultura è il dato maggiormente caratterizzante.
Staglieno a Genova, le Certose di Bologna e Ferrara, il Vantiniano di Brescia, il Verano di Roma, i Monumentali di Torino, Milano e Trieste sono le grandi strutture cimiteriali dove è maggiore l’evidenza del passaggio dalla purezza neoclassica di origine illuministica alla monumentalizzazione del privato delle classi borghesi.
Il rapporto tra scultura e architettura acquista particolare rilevanza nelle dimensioni della Galleria, del Porticato o del Famedio che diventano gli spazi privilegiati in cui “mettere in scena” la memoria, la pietà e la condizione sociale e umana. Le strutture coperte dei cimiteri con le tombe addossate alle pareti all’interno di arcate che ritmano la visione, creano un “colpo d’occhio” prospettico tale da dare a questi spazi una dimensione spettacolare.
Ho privilegiato le inquadrature rigorosamente frontali, le geometrie ortogonali e l’attenzione ad una luce uniforme: sono i principali elementi linguistici utilizzati per allestire un catalogo della memoria in cui gli oggetti/tombe/opere diventano “luoghi” riuniti in un unico grande spazio visivo senza soluzione di continuità.
Una ricerca incentrata sulla pura visibilità: non con l’intento di documentare bensì con quello di ri-comporre formalmente tutti gli elementi presenti, compreso i segni di un diffuso degrado che spesso diventa infinita bellezza. Volutamente sono stati lasciati ai margini invece gli aspetti storici e iconografici, concedendo talvolta indulgenza estetica ad uno sguardo neoromantico che, senza arrivare ad una vera e propria “Etica della polvere” alla Ruskin, produce un ricercato senso di malinconia che non si tramuta mai in tristezza.

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