Libera nos

Libera nos

(2017)
L’immagine è stata realizzata a Cittadella nell’estremo sud della Sicilia orientale ai confini con la riserva naturale di Vendicari, un luogo di incantevole bellezza dove tra tombe ellenistiche e chiese bizantine si possono vedere fenicotteri rosa e trampolieri stazionare tra i pantani. La spiaggia e le piccole baie della riserva d’estate sono affollatissime e io per anni le ho frequentate assiduamente.
Dopo molto tempo sono tornato sulla spiaggia per una passeggiata domenicale. Stessa bellezza di sempre, stessi colori e stesso senso di serenità, però con una triste sorpresa. Ho scoperto in un angolo di una baia un piccolo monumento che ricorda un naufragio di 37 profughi palestinesi ed egiziani avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 ottobre del 2007 e 17 di loro sono annegati. Non lo sapevo. La sensazione che quel posto (per me) non sarà mai più come prima è stata immediata e forte. La percezione dei corpi sballottati dalle onde sulle rocce e catapultati sulla spiaggia si è sovrapposta a quella dei bagnanti distesi a prendere il sole, a quella dei bambini che giocano e ridono forte. Ho pensato che morire così, al buio, senza vedere dove e non sapere che l’ultima speranza si è incagliata  per sempre in un posto così bello è doppiamente terribile. Sotto il piccolo monumento c’è una targa con un elenco di nomi, 14 evidentemente identificati dai documenti che avevano con loro: Khaled, Ihab, Tarek Mohamed, Brahim, Hisam… alla fine dell’elenco 15,16 e 17 senza nomi, solamente ANONIMO. Per questi poveri tre neppure la possibilità di essere evocati attraverso il loro nome e di associare dei volti seppur immaginati. Ho sentito che qualcosa di loro (un brandello di spirito?) era ancora rimasto lì, impigliato tra gli scogli. Ho pensato che si doveva fare qualcosa per liberarli, per restituirgli almeno quel giusto senso di calma, di sospingerli nuovamente verso quei posti da dove erano partiti. Ho pensato che era giusto dedicargli qualcosa tutta per loro che non sono più nulla, non sono neppure un nome. Ecco così è nata l’idea di realizzare quest’immagine che ho chiamato come l’invocazione che ho sentito: LIBERA NOS.

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