(2015-2019)
Più volte mi sono chiesto perché continuo a fotografare le coppie. Sempre e soltanto in due: vicini o un po’ scostati, seduti e immersi nei loro pensieri, mentre si tengono per mano camminando uno a fianco all’altro.
Forse fotografo le coppie perché mi è sempre piaciuto immaginare le loro storie. Dove si sono conosciuti e quando? Andavano a scuola insieme? È stato un viaggio a farli incontrare? Oppure come dice la mia amata Wisława Szymborska: è solo il caso che ha giocato con loro? E a che punto è la loro storia? C’è mai stata una crisi? O forse ci sarà? Ogni immagine è un incipit di un diverso racconto.
Ho intitolato Due questa serie fotografica perché è il numero che più di altri mi suggerisce un equilibrio che si mantiene sulla forza semplice e chiara dei contrapposti in un rapporto di reciproca dipendenza. Nel Due della coppia non c’è dualismo ma polarità. Ogni elemento trova nel suo contrapposto la ragione della sua esistenza. L’uno non può esistere senza l’altro o almeno così mi piace pensare.
Continuerò a fotografare le coppie.